Le tecnologie per sanificare gli ambienti sono tra le più utili e ricercate per la fase di ripartenza dopo la pandemia. Si tratta di tecnologie basate su ionizzazione, fotocatalisi, ozonizzazione, filtraggio, che diventano strumenti fondamentali per contingentare il rischio di diffusione di virus e batteri in edifici pubblici, abitazioni, ma anche ospedali, trasporti.
Tra i sistemi di sanificazione maggiormente apprezzati troviamo le lampade LED-UVC che stanno generando risultati più che interessanti nel ridurre la trasmissione di virus, grazie alla capacità inattivante dell’UVC e all’alta funzionalità della tecnologia LED in quanto ad efficienza, consumi, durata.
La luce UVC nella sanificazione: un approccio multi-barriera
Facendo un piccolo passo indietro, ricordiamo che le radiazioni UV coprono quella porzione dello spettro elettromagnetico con una lunghezza d’onda compresa tra 100 e 400 nanometri (nm) e che si dividono in tre categorie principali: UVA (315-400 nm), UVB (280-315 nm) e, infine, UVC (100-280 nm). Ognuna di queste bande di frequenza ha mostrato di causare reazioni diverse sugli organismi viventi, tra cui – nel caso della UVC – la distruzione del DNA o dell’RNA dei microrganismi per reazione fotochimica, tanto da ottenere l’inattivazione dei microrganismi stessi.
Per più di quarant’anni, la luce UVC è stata ampiamente utilizzata nella disinfezione di acqua potabile, acque reflue, aria e superfici, agendo su una nutrita serie di agenti patogeni con ottimi risultati. La disinfezione UVC viene spesso utilizzata in combinazione con altre tecnologie, in un approccio multi-barriera. Questo garantisce che nel caso in cui un agente patogeno sopravvivesse a un metodo (per esempio il filtraggio o una “semplice” pulizia) sarebbe inattivato in seguito dalla luce UVC che agirebbe in una funzione di consolidamento dell’intero processo.
Nella ricerca “IUVA Fact Sheet on UV Disinfection for COVID-19” (Studio sull’uso degli UV nella disinfezione e sanificazione da Covid-19) pubblicato dalla International Ultraviolet Association (IUVA) viene riportato che le lampade UVC hanno raggiunto un altissimo livello di inattivazione dei virus SARS-CoV-1 e MERS-CoV, fattore che porta a prevedere risultati similari nel trattamento del virus COVID-19, SARS-CoV-2.
L’efficacia della luce UVC in tal senso dipende da fattori quali il tempo di esposizione e la possibilità della luce UVC di raggiungere fisicamente i virus, ad esempio nelle pieghe e nelle fessure di materiali e superfici. Nei casi in cui la luce UVC non potesse raggiungere un determinato agente patogeno, tale agente patogeno non verrebbe inattivato. In questi termini l’approccio multi-barriera risulta ancor più essenziale.
Lampade UVC e lampade ai vapori di mercurio
Le lampade a mercurio sono largamente utilizzate nei sistemi di disinfezione e si presentano come soluzione alternativa alle lampade LED UVC. Ci sono, però, moltissimi aspetti che sottolineano i vantaggi di questa seconda tecnologia rispetto alle lampade ai vapori di mercurio.
Innanzitutto, mentre i LED UVC emettono lunghezza d’onda di massima efficacia, le lampade a mercurio hanno una emissione UV di 254 nm, un poco inferiore al picco di efficacia germicida. A livello di usabilità, inoltre, le lampade a mercurio emettono luce in modo diffuso, fattore che – in un contesto come quello della disinfezione, in cui la precisione è fondamentale – fa risaltare la capacità del LED di illuminare in modo puntiforme.
Nella panoramica sui vantaggi di una lampada a LED UVC rispetto a una lampada ai vapori di mercurio, sono poi da considerare le caratteristiche fondanti della tecnologia LED, quali il risparmio energetico, la lunga durata di vita, la capacità di accensione repentina, la portabilità, ma anche la possibilità di controllare e modulare i dispositivi da remoto.
LAMPADE UVC E SICUREZZA
La luce UVC a lunghezze d’onda tra 200 nm e 280 nm è molto più “intensa” della luce solare, quindi nella “relazione uomo-macchina” ci si deve accertare del corretto utilizzo del sistema nonché della sua conformità di sicurezza. A garanzia di questo e altri aspetti normativi tutte le apparecchiature devono riportare il marchio CE a riprova del positivo superamento di tutte le verifiche previste dalla certificazione CE dei prodotti.
A livello cutaneo, in particolare, la luce UVC può provocare reazioni e ustioni mediamente significative; mentre a livello oculare non sarebbero da escludere dei danni che investano la cornea e la retina.
Altri rischi connessi all’utilizzo della luce UVC gettano le radici nel fatto che alcuni dispositivi producano ozono durante il loro funzionamento, mentre taluni producono calore e altri compiono movimenti considerevoli nel loro ciclo di utilizzo. Pertanto, la sicurezza delle lampade UVC deve essere valutata come per tutte le altre apparecchiature elettriche ed elettroniche all’interno del processo di certificazione CE. I pericoli specifici vengono evidenziati e affrontati nell’ambito della valutazione dei rischi del prodotto.
Per chiedere ulteriori informazioni su questo argomento, scrivere a info@sicomtesting.com
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buongiorno
vorrei ricevere informazioni e preventivi sulla sanificazione uvc
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